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Home Aziende Economia 2023, giro di Boa per la gestione d’impresa

2023, giro di Boa per la gestione d’impresa

Cambiano i criteri di concessione di prestiti e delle linee di credito alle imprese, professionisti ed imprenditori prendono contezza delle linee guida del Codice della Crisi d’Impresa mentre è in atto lo studio circa l’aumento dei controlli anti evasione.

Importantissimi cambiamenti, soprattutto per le piccole imprese, sono disposte dall’entrata in vigore del Codice della Crisi la cui gestazione è durata più anni mentre ancora oggi non tutti ne hanno ancora preso contezza. La modifica all’articolo 2086 del Codice Civile, impone alle società l’obbligo di creare e mantenere un adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile, mentrerichiede alle imprese individuali di adottare misure idonee a rilevare tempestivamente la crisi.

Ma cosa significa tutto ciò?

Creando un’analogia con il mondo automobilistico è come se il legislatore avesse reso obbligatorio l’utilizzo del navigatore da parte degli automobilisti sanzionando non solo chi dovesse sbagliar strada (perché un maggior consumo che si tradurrebbe in un maggior inquinamento), ma anche chi dovesse risultare sprovvisto di tale accessorio.

Ritornando al sistema impresa, il ruolo principale viene giocato dalle maggiori responsabilità che ricadono in capo agli amministratori che, non solo devono gestire l’impresa in modo efficiente, ma nel contempo devono garantire che sia dotata di adeguati assetti per anticipare le difficoltà e le crisi.

Quanto esposto implica una trasformazione culturale vera e propria, un cambio di passo per trasformare le imprese da “proprietarie” a “managerializzate” e quindi meno subordinate dalle decisioni di pochi individui chiave.

Per tante piccole imprese si rende necessario adottare gradualmente un percorso di miglioramento partendo dalle procedure e dagli strumenti già esistenti, un processo di ottimizzazione che prevede un approccio basato su formalismo, procedure e previsioni.

La legge richiede alle imprese di monitorare costantemente l’adeguatezza dei loro assetti attraverso l’analisi della liquidità nei prossimi 12 mesi, il monitoraggio dei crediti e dei debiti, e laverifica periodica della Centrale dei Rischi per i rapporti bancari.

Il governo di dati qualitativi quali l’introduzione di Kpi non monetari e il monitoraggio degli aspetti Esg (Ambiente, Sociale e Governance) possono aiutare a prevedere le future difficoltà aziendali.

Un altro aspetto da considerare è il cambio dei criteri di concessione di prestiti alle imprese da parte delle banche per allinearsi alle recenti Linee Guida Eba-Gl Lom (guidelines on loan origination and monitoring). La garanzia sui prestiti concessi, per esempio, diventa di secondaria importanza, mentre l’attenzione si sposta sulla capacità dell’impresa di generare reddito e flusso di cassa.

Diventano rilevanti per la concessione di prestiti le tematiche Esg (Ambiente, Sociale e Governance) poc’anzi richiamate con la conseguenza che aumentano le informazioni che l’impresa, dovrà fornire all’istituto di credito. Una trasformazione dettagliata anche nel documento pubblicato dal Consiglio e dalla Fondazione nazionale – Ricerca dei commercialisti, dal titolo «L’informativa economico-finanziaria e la bancabilità delle Pmi: indicazioni Eba-Gl Lom e spunti operativi».

È necessaria, sottolinea il documento, una visione forward-looking ed un monitoraggio costante e più ampio delle dinamiche aziendali, che richiede a tutti gli imprenditori l’elaborazione di bilanci infrannuali, budget e business plan, proprio ciò che è necessario realizzare per adempiere alla prescrizione degli adeguati assetti.

Le banche non rivelano i criteri di valutazione che applicano; l’impresa però – suggerisce il documento – può precedere a un’autovalutazione ricorrendo al modello elaborato dal Fondo di garanzia per il calcolo della probabilità di inadempimento dei soggetti beneficiari.

Recentemente il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha annunciato controlli incrociati sui conti correnti per combattere l’evasione fiscale, sottolineando che il Fisco non deve mai essere amico dei contribuenti.

Naturalmente in pochi lo considerano tale in particolar modo dopo l’evidenza dei dati estrapolati dal rapporto Unimpresa che annuncia una pressione fiscale reale al 49% con la metà dei guadagni che va allo Stato.

Un quadro complessivo aggravato da un aumento delle aziende in crisi nel primo semestre del 2023 a causa dell’aggravio dei prezzi dell’energia e dei tassi d’interesse.

Difficile stabilire quante aziende sopravviveranno a questo momento storico, va da se che quelle che prima si adegueranno avranno un vantaggio competitivo.

Bisogna agire su diversi fronti:

  • Risparmio fiscale, abbattendo il peso delle tasse sulla propria azienda, in modo tale da liberare liquidità utile alla sopravvivenza e alla crescita della propria impresa;
  • Riduzione dei costi, la buona salute di un’impresa si basa sulla capacità di contenere le spese e generare profitto. In tempi economicamente non facili come quelli che corrono, l’ottimizzazione dei costi può addirittura diventare un fattore determinante per il futuro di molte piccole e medie imprese
  • Adottare adeguati assetti per sapere sempre qual è la rotta intrapresa dall’azienda;
  • Protezione patrimoniale, mettendo i propri beni al riparo da possibili aggressioni di terzi, dovute all’esposizione debitoria e ai rischi connessi all’attività d’impresa;

Tutto ciò rappresenta una sfida, ma anche un’opportunità per le piccole imprese di migliorare la loro resilienza e la loro competitività. Con il supporto dei professionisti, un cambiamento culturale ed un approccio graduale, le imprese possono rafforzare le loro basi e prosperare in un ambiente imprenditoriale in rapida evoluzione.

Mario Vacca

In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it

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