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NADEF 2021, Avanza L’Italia “SPEZZATINO”

Con la Nadef 2021, la cucina del governo dei migliori ci ha riservato una sorpresina “gustosa” che pochi si aspettavano: lo “spezzatino Italia” in settori quali salute, istruzione, lavoro. L’ingrediente è costituito dall’introduzione, nella notte tra il 29 e il 30 settembre 2021 di una riga e mezza in materia di “Ddl Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, comma 3, Cost.”, nell’elenco dei collegati alla prossima manovra di bilancio.

Con le poche parole presenti a pagina 24 della Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza si spalancano di fatto le porte al cosiddetto federalismo spinto in alcune materie come previsto dall’articolo 116: uno dei frutti avvelenati della cosiddetta riforma del Titolo V della Costituzione del 2001.

In particolare, la curiosa introduzione all’ultimo momento è da collegare necessariamente alle richieste di autonomia avanzate dalle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, tra la fine del 2017 e l’inizio dell’anno successivo e concretizzatesi il 28 febbraio del 2018 in tre accordi preliminari con il governo centrale. Nelle intese di allora le materie da trasferire alla competenza regionale erano cinque: Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema; Tutela della salute; Istruzione; Tutela del lavoro; Rapporti internazionali e con l’Unione europea. Ma era prevista anche la possibilità di estendere le competenze ad altri settori con ulteriori trattative.

Sanità e scuola regionalizzate? Ma proprio adesso?

I mass media “mainstream” non hanno avvertito il bisogno di sottolineare ai cittadini la notizia della novità introdotta nella Nadef 2021.

Ma l’elemento di incredulità che ha colto i pochi osservatori più attenti, come i comitati contro l’autonomia differenziata, è costituito dalla difficoltà a prendere sul serio l’intenzione di Palazzo Chigi di riesumare il tentativo di alcune regioni ricche del Centro-Nord di farsi il proprio sistema sanitario, il proprio sistema scolastico e così via, fino alla propria “politica estera”.

Ma come – ci si è detti – dopo le enormi difficoltà mostrate dalle regioni nell’affrontare la pandemia dal punto di vista dell’organizzazione sanitaria, davvero si vuole proseguire su questa strada? Ci si è già dimenticati delle difficoltà nella gestione dei pazienti Covid e nelle vaccinazioni da parte di una regione ricca come la Lombardia, per tacere delle altre?

Per quale motivo a un certo punto si è dovuto centralizzare anche la campagna vaccinale con tanto di commissario straordinario e generale nella persona di Francesco Paolo Figliuolo?

Se alcune cose i cittadini italiani hanno potuto apprendere dalle dure lezioni impartite dalla pandemia sono: venti piccoli sistemi sanitari non sono affatto meglio di uno solo ben organizzato, sia in termini di efficienza, sia di equità. Soprattutto in un contesto di spesa sanitaria decrescente come previsto dalla Nadef stessa a pagina 75 quando si ammette che nel biennio 2022-2023 la spesa sanitaria a legislazione vigente calerà del -2,3 per cento medio annuo per via dei minori oneri connessi alla gestione dell’emergenza epidemiologica, sebbene però si sia in una fase a crescente tasso di inflazione e con un prodotto interno lordo in aumento. D’altra parte un motivo ci sarà se a contestare l’”autonomia sanitaria” non sono solo dei pericolosi centralisti, ma anche i medici dell’Anaao-Assomed. Spesso le regioni vogliono più competenze per affidarle ai privati, ma una sanità ampiamente privatizzata (vedi il caso della Lombardia) va certamente in soccorso delle aziende del settore, ma non dei cittadini. Regionalizzare il sistema dell’istruzione significa minare perfino l’identità culturale di un popolo. Infine, le capacità mostrate dalle regioni nel potenziare, per esempio, il sistema di trasporto pubblico in questo anno e mezzo di pandemia ci offre un assaggio di quello che ci si può aspettare per il futuro anche in altri settori.

Autonomia differenziata: chi la vuole veramente?

Ma se questo è il “piatto prelibato” preparato per noi dal governo, quali sono i principali chef?

Di certo, la bandiera dell’autonomia differenziata è stata innalzata dalla Lega e dai suoi potenti “governatori”, da Attilio Fontana a Luca Zaia. Però non bisogna dimenticare che la Riforma del Titolo V del 2001 fu fortemente sostenuta dall’allora centro-sinistra; e tra gli attuali fan del federalismo spinto ci sono anche esponenti del Partito democratico. È sufficiente ricordare, per esempio il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonacini, appunto uno dei protagonisti degli accordi sull’autonomia differenziata con il governo centrale degli anni scorsi. Insomma, il tema del federalismo spinto è assai trasversale e gode di sostegni insospettati come dimostra la vicenda della Nadef 2021. Il tema ora è: chi vuole opporsi allo “spezzatino Italia”?

Fuori dal Silenzio

SatiQweb

dott. berardi domenico specialista in oculistica pubblicità

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